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Sardigna Scida! Bring the Noize!
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mercoledì 25 gennaio 2012
In questi giorni sta prendendo vigore una protesta di popolo che la stampa , sbagliando, definisce quella dei "forconi sardi". Questa sigla di fatto non esiste ed è un'invenzione giornalistica che mira ad uniformare
quel che sta avvenendo in Italia a partire dal blocco Siciliano,realizzato in maniera abbastanza discutibile. Non si puo' mettere in ginocchio un isola bisogna invece attraverso la protesta pacifica dare delle direzioni precise.
Per quanto mi riguarda aderisco a questa consulta dei movimenti da indipendentista dell'iRS insieme ai Pastori, commercianti artigiani liberi, partie iva , precari, trasportatori e tutta la società civile del popolo sardo al collasso che pone al centro la questione sarda, la vertenza Sardegna come punto centrale.

Mi dissocio da chi, anche in mezzo ad un po' di confusione. vuole strumentalizzare la protesta pacifica e chi
impedisce ad ambulanze, mezzi di soccorso, auto con disabili e bambini piccoli di muoversi liberamente.
Alcuni lavoratori magari verranno fermati nel loro tragitto per un'ora magari non credo che provocherà un danno irreparabile.Non bisogna fare l'errore di isolare qualche episodio di intolleranza per dire che tutta la protesta è incivile.



Naturalmente il fine non è fomentare una guerra tra poveri, a quello ci pensa già il governo italico con la sua
macelleria sociale e il suo addebitare al popolo una crisi provocata dalle banche e dai consigli di amministrazione.
Il blocco, se così vogliamo chiamarlo, deve essere il piu' possibile organizzato e deve saper coordinare azioni non violente che mirano certamente a creare un po' di disagio e svegliare chi ancora dorme nella nostra terra, ma non deve ricadere sulla già tartassata e vessata economia sarda fallita.

Occupare quindi i Comuni nei territori significa sensibilizzare i cittadini e far sentire la propria voce anche attraverso la solidarietà delle amministrazioni.  Occupare un centro commerciale per qualche ora significa
finalmente dare un segnale che la grande distribuzione deve essere regolamentata e deve dare priorità ad un mercato interno sardo.
Aderisco quindi a questa protesta con la speranza che sia incisiva ma sempre rispettosa delle libertà altrui.
Aderisco perchè dietro questa mobilitazione ci sono movimenti che hanno portato nelle assemblee proposte
e soluzioni che ora dovranno trovare risposte dalla classe politica sarda incapace di gestire

In ogni caso credo che in Sardegna da anni i movimenti indipendentisti hanno fatto delle lunghe battaglie
civili che sono state sotto gli occhi di tutti ed hanno contribuito ad una coscienza di popolo.
Battaglie non violente e proposte su molte tematiche che è giusto ricordare, che è giusto riconoscere.

I sardi hanno in mano il loro destino quindi e non devono piu' delegare ad altri le loro scelte.  La questione sarda è sul tavolo e deve prendere la sua centralità.
Spero che presto anche gli operai in via di estinzione per i mega progetti industriali falliti si uniscano al
popolo per chiedere quel futuro che gli spetta, un futuro possibile solo grazie alle bonifiche ambientali e alla
riconversione del territorio in grado di portare molta occupazione.

Da sempre abbiamo usato uno slogan secondo me molto appropriato: non protestare, impegnati!
Vorrei quindi che questa Ri.evoluzione fosse l'occasione per dimostrare che il popolo è impegnato davvero.

Il sistema partitico italiano è fallito, ha fallito. Chi ha continuato a foraggiarlo con i voti di scambio ha fallito. Chi pensa di non dover più' rispondere della sua cattiva gestione ha fallito. Chi ha sporcato, preso in giro, corrotto, calpestato e svenduto questa nostra  nazione sarda ha fallito. Questi sono coloro che hanno davvero creato i piu' grandi problemi e non certo un blocco di qualche ora in una strada.

Alcuni credono che questa non sia la strada giusta e tentano di dare lezioni mettendosi dietro una cattedra
virtuale, rispetto le loro posizioni ma ricordo che il rispetto deve essere reciproco e che non bisogna
banalizzare o minimizzare quando il popolo inizia a svegliarsi. Bisogna aiutare il popolo dando le giuste
direzioni in modo da avere gli strumenti per poter cambiare davvero le cose.  La mia non vuole essere un'analisi politica e non lo è, mi limito a dire la mia come uomo e come persona impegnata in una strada che porti alla sovranità di quest'isola.

La nostra non è una speranza; è un progetto,  è un cammino, è un impegno. 


Animu e sigheus a ci ponni arrexioni, imparis agattaus  s'arruga po essi senzerus.

extra : la sovranità fiscale per esempio è già un punto di partenza, una proposta concreta . Ma le proposte
devono portarle i nostri tanto cari politicanti sardi. Anche dire che non ci sono proposte equivale a non aver mai partecipato attivamente per dare qualche buon suggerimento. Le proposte ci sono tutte anche sulla vertenza entrate, equitalia, energie rinnovabili, bonifiche e riconversioni dei poligoni e delle cattedrali nel deserto post industriali, autogestione e potrei continuare. Diamo tutti il nostro contributo quindi e basta lamentarsi, ci vuole impegno ed ognuno deve chiedersi cosa fa per essere padrone del suo destino quindi
dei suoi errori e delle sue vittorie.

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